Come e quando è nata l’usanza di tenere le piante in vaso?
30 settembre 23

Negli ultimi anni, in special modo durante la pandemia, la voglia di coltivare piante, un giardino, un angolo verde sul balcone, è diventata un’esigenza irrinunciabile.

Stare chiusi per tanti mesi ha riaffiorato nelle persone l’idea che il benessere parta proprio da madre natura e dai benefici che può produrre sia al corpo che allo spirito.

Il rapporto tra natura e uomo è da secoli discusso in filosofia, arte e letteratura; la natura starebbe meglio senza l’uomo, in poche decine di migliaia di anni l’impronta umana sparirebbe e ritornerebbe un habitat naturale, selvaggio, dove gli equilibri sarebbero rispettati. Ma andrebbero perse anche tutte le bellezze create dall’uomo e, forse, l’uomo stesso; un essere che ha maltrattato la natura, ma che ha anche apportato benefici senza i quali la nostra specie sarebbe estinta. Senza la mano dell'uomo la natura sarebbe inospitale, invaderebbe le città, le radici delle piante lasciate libere di fare il loro corso, distruggerebbero case e monumenti.

Una premessa pseudo filosofica per arrivare al nocciolo della questione: l’uomo da sempre ha cercato di trarre benefici dalla natura cercando di portarne un pezzo nelle nostre vite, nelle nostre case con piante ornamentali, spezie, fiori in vaso sui balconi; ma come e quando è nata l’usanza di tenere le piante in vaso?

Come nasce la pianta in vaso, e da quando fa parte delle nostre vite?

Secondo l’Enciclopedia Britannica la pratica del giardinaggio e delle piante in vaso risale ai Greci e Romani le cui classi abbienti, già nei tempi antichi, usavano adornare le loro case con delle piante; ma fu solo a partire del XVII secolo che iniziò a diventare una pratica comune. Dopo la scoperta del nuovo mondo si iniziarono a coltivare le piante provenienti da Asia e Medioriente, attività che si diffuse esclusivamente tra le classi privilegiate a causa dei costi eccessivi della flora che arrivava dai paesi d’Oriente e dal Nuovo Mondo. Sir Hugh Plat nel suo libro - The garden of Eden già guardava al futuro con l’idea di costruire serre in tutta Inghilterra per poter meglio mantenere, far crescere e sviluppare le piante portate dai viaggi di ritorno dalle Americhe.

L’interesse per il mondo delle piante diventò sempre più ampio e molti ricercatori, nel corso dei secoli, lasciarono il segno come il giardiniere di re Carlo I, John Tradescant che assieme al figlio importarono, in Inghilterra, una grandissima quantità di piante dalla Russia, Virginia e paesi esotici. È grazie a loro che in Europa sono presenti Phlox, Passiflora di diverse specie, Lupinus e alberi come il Liriodendron tulipifera.


Particolare del fiore del Liriodendron tulipifera L., noto come albero dei tulipani, per via della forma del fiore e delle foglie.
Originario della costa orientale degli Stati Uniti d'America la sua presenza arriva fino agli Stati dell'Indiana, Tennessee e Mississippi. E' stato introdotto in Europa a meta del '700, viene coltivato principalmente come pianta ornamentale.











Jean Delavay, un gesuita botanico ed esploratore, da Canton, dove svolse un lavoro immane come ricercatore e botanico, inviò più di duecentomila campioni di piante al Museo di Storia Naturale di Parigi. Ad Annecy, in Francia, c’è un giardino, le Jardin des remparts, che custodisce le piante scoperte da padre Delavay. Fra i nomi di questi pionieri va ricordato Joseph Banks (1743-1820) che importò in Occidente la Mimosa, l’Eucalipto e l’Acacia.  


Le Jardin des remparts - Vannes. Aperto nel 1950, nel corso delle stagioni, il giardino si modifica e si adorna di magnifici colori.
Data la sua particolare connotazione, insieme ai lavatoi della Garenne, è classificato sito naturale dal 1935.














Dall’ottocento in poi un gran numero di persone si interessarono al mondo delle piante, non solo più ricchi appassionati, quindi, ma scienziati, botanici, naturalisti. Nella prima Esposizione Universale organizzata all’interno di una struttura colossale - opera di Joseph Paxton -, a Londra nel 1851 la Gran Bretagna occupava la metà dello spazio espositivo con migliaia di piante importate.

Ed è proprio in Inghilterra che le piante da interno divennero molto popolari tra la metà e la fine del 1800, utilizzate come sistema illuminante durante i lunghi inverni inglesi. Le piante più utilizzate ed apprezzate furono la felce di Boston o la felce del nido d'uccello, l'edera inglese e la palma da salotto (Chamaedorea spp), piante in grado di sopportare il clima povero di luce solare con alti livelli di umidità e correnti d'aria.

Ben presto l’usanza di adornare case e giardini con piante in vaso conquistò tutta l’Europa fino ad arrivare nel nostro secolo dove alle piante si accostano alle mode adottate per gli arredi, ai gusti del momento. Nei primi anni del ‘900 le piante trovarono la loro dimora in serre e giardini d’inverno, mentre negli anni trenta seguirono il Movimento Moderno e iniziarono a spuntare in salotto piante moderne ed eleganti come la Kenzia.


Serra d'inverno. Il piacere del verde delle piante, dovrebbe appartenere al nostro quotidiano tutto l'anno. Così come avviene in Inghilterra. 
















Ma fu solo dopo la seconda guerra mondiale, che le piante iniziarono a far parte stabilmente delle case come elemento vitale. Negli anni settanta le piante vennero inserite nelle stanze dei nostri appartamenti, in qualsiasi spazio vuoto e in molti casi, sempre secondo le mode del momento, predominavano strizzando l’occhio a fitte giungle.

Le piante per poter vivere in modo quasi autonomo, necessitano di un substrato, elemento fondamentale che consente lo sviluppo della pianta, garantisce la disponibilità idrica e regola l’apporto di nutrienti. Ricordando sempre che un minimo di intervento è necessario, con annaffiature e regolari concimazioni.

Negli ultimi anni tanti i trend che hanno coinvolto il verde casalingo ed urbano: dalle piante grasse, oppure alle aromatiche, ai mini giardini zen o alla ricerca di sempre più rari esemplari di orchidee. Ma qualsiasi sia il trend è innegabile che non potremmo più vivere senza piante, sono esteticamente belle, fanno compagnia e trasmettono serenità.


In conclusione una frase tratta dal libro La Nazione delle piante di Stefano Mancuso:

“Un pianeta verde per la vegetazione, bianco per le nuvole e blu per l’acqua. Questi tre colori che sono la firma del nostro pianeta, per un motivo o per un altro, non esisterebbero senza le piante. Sono loro a rendere la Terra ciò che conosciamo. Senza piante, il nostro pianeta assomiglierebbe molto alle immagini che abbiamo di Marte o di Venere: una sterile palla di roccia”.


Per chi vuole approfondire:


The Garden of Eden, or, An accurate description of all flowers and fruits now growing in England with particular rules how to advance their nature and growth, as well in seeds and herbs, as the secret ordering of trees and plants / by that learned and great observer, Sir Hugh Plat.

Plat, Hugh, Sir, 1552-1611?, Bellingham, Charles.

London: Printed for William Leake ..., 1654


La nazione delle piante, di Stefano Mancuso, Laterza, 2019