Impronta ambientale


Negli ultimi anni da un lato è cresciuta significativamente l’attenzione del consumatore verso il tema dell’impatto ambientale, dall’altro è aumentata l’attenzione dei produttori verso la ricerca di sistemi di produzione efficienti e di matrici sostenibili

Per questo Aipsa ha realizzato uno studio dedicato a questo tema, in collaborazione con la società Enerion Renewables, che si è occupata della metodologia e del calcolo. 

L’iniziativa, propedeutica a comunicare e sensibilizzare il consumatore nei confronti di substrati di coltivazione sempre più conosciuti in termini di performance ambientali, si è sviluppata attraverso l’analisi di alcuni casi di studio rappresentativi del settore italiano, sia in termini di prodotti finiti, sia di imprese produttrici.




PROGETTO DI RICERCA - IMPRONTA CARBONICA E IDRICA DI 4 TIPI DI SUBSTRATO PRODOTTI IN DUE DIFFERENTI REALTA' AZIENDALI


Nel progetto di ricerca è stato intrapreso un percorso di misurazione delle prestazioni ambientali di prodotto e di processo, identificando come indicatori ambientali primari, la valutazione dell’impronta carbonica (CFP, carbon footprint assessment) e quella dell’impronta idrica (WFP, water footprint assessment).

Il calcolo dell’impronta carbonica e dell’impronta idrica dei prodotti si basa sull’uso di standard e metodologie ufficiali riconosciute a livello internazionale. 


Lo studio ha preso in considerazione quattro differenti miscele considerate significative dei diversi ambiti di commercializzazione (consumer, professionale) e delle diverse materie prime costituenti, prodotte da due aziende rappresentative del sistema di produzione italiano.


SUBSTRATO 1: torba 20% v/v - pomice 80% v/v

SUBSTRATO 2: torba 30% v/v - fibra di cocco 30% v/v

SUBSTRATO 3: torba 50% v/v - ammendante compostato verde 50% v/v

SUBSTRATO 4: fibra di cocco 40% v/v - ammendante compostato verde% v/v - pomice 20% v/v


Lo studio è stato effettuato con perimetro “dalla culla alla porta” (cradle-to-door), che comprende due fasi del ciclo di vita dei prodotti:


  1. l’estrazione, la lavorazione e il trasporto delle materie prime, compresi i materiali di imballaggio;
  2. il processo di produzione presso le due aziende associate prima della fase di distribuzione.

IMPRONTA DI CARBONIO

Ai fini dell’analisi dell’impronta di carbonio, l’unità funzionale di riferimento è una tonnellata in peso di substrato, convertita successivamente in volume per mezzo della densità apparente media di prodotto.

In conformità con il Carbon Neutral Protocol e con i limiti dell’inventario dei prodotti, sono state prese in considerazione tutte le fonti di emissione: i gas a effetto serra (GES) considerati nell’ambito dello studio sono stati il diossido di carbonio (CO2), il metano (CH4) e l’ossido nitroso (N2O), per i quali, in conformità con i criteri dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), sono stati considerati i valori del potenziale di riscaldamento globale per un periodo di 100 anni, quale orizzonte temporale di loro permanenza nell’atmosfera.


Dall’analisi dei risultati dei casi di studio si evidenzia che le emissioni carboniche di un prodotto dipendono dalla tipologia di materie prime, dalla loro quota percentuale utilizzata nella miscela del prodotto finito, mentre il contributo del processo di produzione, cioè delle fasi di lavorazione del substrato di coltivazione in azienda comprensivo degli imballaggi, risulta meno determinate, ma è necessario considerare che le due aziende testate hanno sistemi produttivi simili e molto efficienti. In termini di processo, il contributo prevalente alle emissioni è costituito dai materiali di imballaggio (polietilene e polietilene a bassa densità).


IMPRONTA IDRICA

Come già accennato l’impronta idrica esprime i potenziali impatti ambientali conseguenti all’utilizzo di acqua dolce e tiene conto dell’acqua direttamente consumata per la produzione dei substrati di coltivazione e dei loro materiali costituenti.

Il computo globale dell’impronta idrica è composto da due indicatori:

1. scarsità idrica, cioè il consumo diretto di acqua;

2. degradazione della qualità idrica.

L’utilizzo dei due indicatori permette di indagare come la produzione dei substrati e la scelta dei materiali costituenti influisca sulla degradazione delle risorse idriche sia dal punto di vista quantitativo sia da quello qualitativo. I valori di impatto dell’unità funzionale (m³ acqua per tonnellata di substrato) delle quattro differenti miscele prodotte presso le due aziende campione, calcolati sulla base dei dati raccolti e delle singole impronte idriche rilevate.

Anche l’impronta idrica di un substrato di coltivazione, dipende dalle materie prime che lo costituiscono e misura minore dal processo di produzione.


Sia per l’impronta carbonica che idrica i valori sono stati ricondotti per facilità di lettura a un ipotetico sacco di 45 litri di capacità.


CONCLUSIONI

In conclusione, questo studio preliminare dimostra che ogni componente ha un “indice di impatto” da considerare unitamente alla quota percentuale con la quale è presente in miscela e alla densità specifica del prodotto finale.

Sottolineando che la scelta delle componenti e della loro quota in miscela è funzionale all’efficienza agronomica e alla qualità richiesta dal consumatore o dalla tecnica colturale o dalla specie coltivata.

Inoltre per fare una valutazione complessiva va aggiunto al calcolo l’ impatto relativo alla distribuzione e al fine vita dei substrati


STUDIO AIPSA: IMPRONTA IDRICA E IMPRONTA CARBONICA DI 4 TIPI DI SUBSTRATO TEST


Per approfondire il tema sostenibilità: Sustainability Agenda - Associazione Europea GME